Le trentasei situazioni drammatiche
Mike Figgis
Le trentasei situazioni drammatiche
Un classico della drammaturgia riletto da un grande regista contemporaneo
pp.126 €. 16,00 prezzo online €. 13,60 per acquistarlo clicca qui
È possibile scrivere tutte le storie immaginabili a partire da un insieme preciso di situazioni–tipo da combinare assieme? Nel ‘700 il drammaturgo italiano Gaspare Gozzi, attraverso i suoi studi, provò a individuare un numero finito di intrecci possibili. Goethe, in Colloqui con Eckermann diceva che:«Gozzi sostiene che non vi possono essere che trentasei situazioni tragiche. Schiller si diede gran pena per trovarne di più, ma non riuscì a trovarne neanche quanto Gozzi». Nel 1895 il letterato francese Georges Polti pubblicò un libro dal titolo le Trentasei situazioni drammatiche, riprendendo e rielaborando le tesi di Gozzi. Ad ogni situazione Polti fornì un titolo, facendolo seguire dagli elementi dinamici che caratterizzano la situazione, cioè dagli agenti e dagli oggetti; infine presentò le possibili varianti chiamandole nuances (sfumature) attingendo a un vasto catalogo di 1.000 opere letterarie e teatrali, dall’antichità fino ai primi del ‘900, occidentali, arabe e orientali, ciascuna classificata secondo lo schema da lui elaborato. Le trentasei situazioni dovrebbero coprire perciò tutto ciò che è stato prodotto dall’immaginazione umana, dall’inizio della narrazione orale fino ai nostri giorni. Nel suo libro Polti aggiungeva che dire che non esistono più di trentasei situazioni drammatiche “comporta un corollario particolare: nella vita esistono al massimo 36 emozioni. In questo consiste l’essenza della vita”.
Il regista Mike Figgis, meglio conosciuto per Via da Las Vegas,ha riproposto in questo libro lo schema di Polti considerandolo come un potente strumento per aiutare gli scrittori e gli sceneggiatori a definire e affinare il loro lavoro, e soprattutto aggiornarlo con riferimenti cinematografici moderni. Bisogna dire che il cinema si interessò quasi subito all’opera di Polti fin dai primi anni del secolo scorso. Nel 1919, a Los Angeles, lo sceneggiatore Frederick Palmer pubblicò un manuale dichiarando nella prefazione: «Questo volume non vuole aggiungere nulla ai dati riscoperti e formulati da Polti, ma piuttosto trasportare quel materiale di conoscenza in un nuovo campo-quello del cinematografo – e fornire allo sceneggiatore una conoscenza vasta ed accurata della natura di ogni situazione che è stata usata nel cinema...». L'idea che il patrimonio delle forme esprimibili si possa ricondurre a un repertorio storicamente fissato è comune alle linee di pensiero della linguistica strutturale (e di Polti), così come è comune l'idea che la quantità delle forme ottenibili (che sono in grande numero ma non infinite) non limiti invece la quantità dei messaggi che è possibile produrre per loro mezzo.
A chi scrive molte volte manca la comprensione della struttura drammatica e delle situazioni archetipiche in cui la maggior parte del comportamento umano si trova a vivere. Il lavoro di Polti /Figgis aiuta a connettere l’impegno degli scrittori a un universo più vasto e gli autori a definire ciò che stanno cercando di realizzare nei loro lavori: uno strumento di grande utilità non solo per gli sceneggiatori, ma per chiunque voglia narrare una storia.
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